lunedì 31 gennaio 2011

Angelo Mirante: Biografia


Angelo Mirante frequenta l'ultimo anno di chitarra presso il Conservatorio di Musica Licinio Refice di Frosinone con il M° Eugenio Becherucci. Ha partecipato a masterclass con il M°Leo Brouwer, M°Jorge Cardoso e tenute dall'Eon Guitar Quartet. Ha frequentato inoltre masterclass
di Composizione e analisi con il M° Pompeo Vernile. Ha collaborato con il Coro dell’Università degli studi di Cassino e partecipato a manifestazioni con il patrocinio dell’Università stessa.
Fa parte dell'Orchestra di Chitarre del conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Organizza il Festival Internazionale di Chitarra di Castrocielo. Dirige l'orchestra di Chitarre di Castrocielo. Ha partecipato come concertista in manifestazioni musicali patrocinate dalla Pro Loco di Castrocielo, dal Comune di Castrocielo, dalla Provincia di Frosinone e dalla Regione Lazio e anche nel Festival di Chitarra di Bologna.
Durante i suoi anni di studio ha sviluppato un interesse particolare del repertorio contemporaneo, aderisce al progetto al Guitar Improvisation Project promosso dalla net Label AlchEmistica.

Frammenti - seconda stagione - undicesima puntata intervista a Angelo Mirante



http://frammenti.podomatic.com/entry/2011-02-02T06_55_09-08_00

Angelo Mirante: Guitar Improvisation Project


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Intervista a Angelo Mirante con Andrea Aguzzi

Andrea Aguzzi: La prima domanda è sempre quella classica: come è nato il suo amore e interesse per la chitarra e con quali strumenti suona o ha suonato? Qual è il suo background musicale?

Angelo Mirante: La mia passione per la chitarra è nata, ascoltando grazie ad amici, grandi concertisti e interpreti, come Segovia, Paco de Lucia, Williams, Bream tramite cd o musicassette e con loro ho iniziato a conoscere parte del Mondo meraviglioso della chitarra classica.

A.A.: Come è nato il suo interesse verso il repertorio contemporaneo e quali sono le correnti stilistiche nella quale lei si riconosce maggiormente?

A.M.: In questa risposta non posso non citare il mio Maestro Eugenio Becherucci che è stato ed è un vero e proprio Guru per me. Ricordo il primo giorno di conservatorio: entrando in classe per far lezione per la prima volta con Il Maestro Becherucci, lo trovai a suonare Helmut Lachenmann "Salut für Caudwell”. Con questo penso di aver detto tutto! Ancora oggi affermo con orgoglio che il “Prof” m'ha cresciuto a Pane e Lachenmann. E' indubbio che la mia corrente stilistica preferita sia quella contemporanea, non dico che sia stato un rapporto facile da subito con essa, ma ben presto ci siamo piaciuti!!!

A.A.: Lei ha studiato con il Maestro Eugenio Becherucci, come si è travato con la sua didattica musicale?

A.M.: Come avete avuto modo di capire nella risposta precedente, con “Il Prof” mi sono trovato molto bene, e mi trovo tutt'ora molto bene (sono ancora sotto la sua buona ala). Ho spesso pensato di essere stato molto fortunato ad avere un insegnante come lui: pacato ed esauruiente nel modo di spiegare, pieno di passione per lo strumento, con una cultura grandissima per la musica in generale. Una qualità che mai negherò al Professore è che sicuramente m'ha insegnato che la musica è esprimersi, è emozionarsi, far vibrare i propri polsi per poi trattenere quasi a stento le lacrime per la sua bellezza e il suo fascino…insomma per me è un vero e proprio Maestro di Vita, e auguro a chiunque di conoscerlo.

A.A.: Sembra essersi creata una piccola scena musicale di chitarristi classici dediti a un repertorio innovativo e contemporaneo, oltre a lei mi vengono in mente i nomi di Elena Càsoli, Arturo Talini, Maurizio Grandinetti, Marco Cappelli e David Tanenbaum, David Starobin, Marc Ribot con gli studi di John Zorn … si può parlare di una scena musicale? Ci sono altri chitarristi che lei conosce e che ci può consigliare che si muovono su questi percorsi musicali?

A.M.: Con assoluta umiltà l'accostamento a questi Grandi Musicisti per me è troppo. Non ho ancora molta esperienza in questo settore e in generale, quindi lascio la scoperta di nuovi talenti ai Maestri su citati e al “Prof” appunto. Mi dispiace non posso aiutarvi! Sicuramente nell'insegnare, ai miei discepoli parlerò di questa pratica, di questo modo di suonare la chitarra Liberamente.

A.A.: Ho, a volte, la sensazione che nella nostra epoca la storia della musica scorra senza un particolare interesse per il suo decorso cronologico, nella nostra discoteca-biblioteca musicale il prima e il dopo, il passato e il futuro diventano elementi intercambiabili, questo non può comportare il rischio per un interprete e per un compositore di una visione uniforme? Di una “globalizzazione” musicale?

A.M.: Spero assolutamente che non ci sia mai una globalizzazione musicale, nel senso negativo del termine. Auspico invece che si possa lavorare sul suo lato positivo perché, se gestita bene, questa situazione, può creare degli scenari e delle situazioni interessanti nella loro complessità. Ciò naturalmente sta nel nostro buon senso, perché noi musicisti siamo artefici e carnefici della nostra Vita Musicale e non.

A.A.: Luciano Berio ha scritto “la conservazione del passato ha un senso anche negativo, quanto diventa un modo di dimenticare la musica. L’ascoltatore ne ricava un’illusione di continuità che gli permette di selezionare quanto pare confermare quella stessa continuità e di censurare tutto quanto pare disturbarla”, che ruolo possono assumere la musica e i compositori contemporanei in questo contesto?

A.M.: Spesso ho preferito, anche se con difficoltà, non accostare, meglio mischiare, le due cose. C'è bisogno di essere preparati prima nella mente e nello spirito nel genere contemporaneo, queste sono le prime sensazioni che ho avuto io, e bisogna far fluire nell'esecutore e nell'ascoltatore sensazioni che siano buone o/e cattive, ma l'importante è far fluire qualcosa per me. Una frase che ricordo con affetto di Berio è che siamo macchine stupefacenti, programmati come computer.

A.A.: All’affermazione di Berio Luigi Nono sembra aver risposto scrivendo: “Altri pensieri, altri rumori, altre sonorità, altre idee. Quando si ascolta, si cerca spesso di ritrovare se stesso negli altri. Ritrovare i propri meccanismi, sistema, razionalismo, nell’altro. E questo è una violenza del tutto conservatrice.” … ora .. la sperimentazione libera dal peso di dover ricordare?

A.M.: Assolutamente No altrimenti si bara e se si bara, non è esecuzione libera.

A.A.: Quale significato ha l’improvvisazione nella sua ricerca musicale? Si può tornare a parlare di improvvisazione in un repertorio così codificato come quello classico o bisogna per forza uscirne e rivolgersi ad altri repertori, jazz, contemporanea, etc?

A.M.: Importantissimo quasi vitale dal punto di vista musicale. Perché è la vera essenza di una persona. Stemperare al momento ciò che provi: APOTEOSI!
Dario Fo per il teatro dice "Bisogna imparare ad andare a soggetto, distrarre la logica dal suo andamento normale, un modo insostituibile per far emergere ciò che di ingiusto, di sbagliato c'è al mondo. I politici, per esempio, non sanno andare a soggetto"
Comunque non bisogna rifarsi a dei generi o correnti perché hanno Storia e cultura diverse, sono concepite come improvvisazioni per altre motivazioni, altre intenzioni, certamente con lo stesso fine.

A.A.: Nel 1968 Derek Bailey chiese a Steve Lacy di definire in 15 secondi la differenza tra improvvisazione e composizione, la risposta fu “In 15 secondi la differenza tra composizione e improvvisazione è che nella composizione uno ha tutto il tempo di decidere che cosa dire in 15 secondi, mentre nell’improvvisazione uno ha 15 secondi” .. la risposta di Lacy era troppo ironica o corrisponde a verità?

A.M.: Gli do ragione!

A.A.: Lei ha realizzato per AlchEmistica un suo Guitar Improvvisation Project, ci vuole parlare di questa esperienza e di come si è trovato con questa nuova realtà discografica?

A.M.: Esperienza bellissima in toto: per le foto che sono servite per il video di presentazione, per la registrazione dei brani e per i brani stessi. Spero nella crescita di Alchemistica come punto di riferimento della nostra speciale scena musicale e gli auguro di avere sempre maggior diffusione.

A.A.: Qual è il ruolo dell’Errore nella sua visione musicale? Dove per errore intendo un procedimento erroneo, un’irregolarità nel normale funzionamento di un meccanismo, una discontinuità su una superficie altrimenti uniforme che può portare a nuovi sviluppi e inattese sorprese...

A.M.: Qualcuno ha detto: “E' diabolicamente affascinate” e io mi sono ritrovato in questa frase. Si può pensare all’errore come il passeggiare e poi cosi all'improvviso, inciampare, cadere per mille motivazioni. Voglio pensarla cosi: quando tutto è bello, perfetto, “lindo e pinto” risulta poco realistico per il modo che ho di intendere la vita e la musica.

A.A.: Come vede la crisi del mercato discografico, con il passaggio dal supporto digitale al download in mp3 e tutto questo nuovo scenario? Tutta questa passiva tendenza ad essere aggiornati e di possedere tonnellate di mp3 che difficilmente potranno essere ascoltati con la dovuta attenzione non comporta il rischio di trascurare la reale assimilazione di idee e di processi creativi?

A.M.: Non possiamo cambiare il processo e la velocità degli eventi e come dicevo nella domanda precedente, sta soltanto nella nostra intelligenza ma sopratutto nelle nostre responsabilità, essere bravi a capire cosa è buono o meno per noi.

A.A.: Ci consigli cinque dischi per lei indispensabili, da avere sempre con se.. i classici cinque dischi per l‘isola deserta.. Che musiche ascolta di solito?

A.M.: Ecco la domanda più difficile! Sicuramente Bach, Maderna, Petrassi e penso al concerto per orchestra, Bettinelli e scusate sono di parte, i Brani di Eugenio Becherucci, penso sopratutto a “Noches!”

A.A.: Quali sono invece i suoi cinque spartiti indispensabili?

A.M:: Di Bach Il Preludio, Fuga e Allegro BWV 998 (non è per niente, li sto ancora studiando e spero almeno che su un isola deserta di avere abbastanza tempo per impararli bene), La Serenata per un satellite di Bruno Maderna, le Fantasie Catalane per chitarra e violino di Eugenio Becherucci, RARA di Sylvano Bussotti e Light Frameworks di Nicola Jappelli.

A.A. Il Blog viene letto anche da giovani neodiplomati e diplomandi, che consigli si sente di dare a chi, dopo anni di studio, ha deciso di iniziare la carriera di musicista?

A.M.: Di non porre limiti al loro sapere e di avvicinarsi a ciò con assoluta umiltà.

A.A.: Con chi le piacerebbe suonare e chi le piacerebbe suonare? Quali sono i suoi prossimi progetti? Su cosa sta lavorando?

A.M.: Penso a Juan Falù (persona squisitissima). A Brouwer. A Jappelli, a Tallini, con il mio Maestro… Mi va di immaginare (tanto non costa niente) di suonare con Villa Lobos, Maderna ecc ecc. Mi piacerebbe suonare “Suoni notturni” e “Nunc” di Goffredo Petrassi, l'”Improvvisazione” per chitarra sola di Bettinelli e penso agl'ultimissimi brani di Jappelli. Ora lavoro sopratutto sul programma del Diploma di chitarra che ho quest'anno, incrocio le dita!

A.A.: Ultima domanda, proviamo a voltare verso la musica le tre domande di J.P.Sartre verso la letteratura: Perché si fa musica? E ancora: qual è il posto di chi fa musica nella società contemporanea? In quale misura la musica può contribuire all’evoluzione di questa società?

A.M.: Si fa Musica per capire la vera essenza della Vita, per apprezzarla meglio in tutte le sue sfaccettature e per evadere da essa. In che posto non lo so e per ora non mi pongo il problema, mi piacerebbe però prima o poi crearmi uno spazio all’interno di questo mondo. La musica può contribuire all'evoluzione della società a livello determinate e importante: mi va di pensare ai ragazzi dell'orchestra del Venezuela!